Costanza Maria Morcella
Chiara Smeraldi
Cinema: 1. Linguaggio, frutto dell’incontro dialettico di varie forme espressive (verbale, sonora e visiva), che adempie alla sua funzione comunicativa dando vita ad un prodotto cinematografico: il film. 2. Luogo fisico adibito alla fruizione consapevole e attiva, da parte del pubblico, dei prodotti cinematografici. Un esempio di paesaggio il cui confine si rivela non frontiera ma diaframma poroso è il cinema. Quando l’individuo si interfaccia con l’ambiente circostante, può incorrere in paesaggi definibili di confine. La stratificazione di significati che contraddistingue queste realtà porta il soggetto a sviluppare una riflessione complessa, nel tentativo di comprenderle. Il dialogo consapevole e attivo che ne deriva incarna una pratica culturale, capace di ampliare gli orizzonti mentali dell’individuo stesso (Dell’Agnese 2014: 57-62). Alla voce ‘cinema’ corrispondono due accezioni: il linguaggio offerto dal medium cinematografico (Casetti e Malavasi 2003); lo spazio fisico ove tale forma di comunicazione si esprime. Ciascuno di questi livelli, distinti ma inter-relazionati, già di per sé rappresenta un ulteriore luogo di confine. Un singolo film, infatti, corrisponde al prodotto dell’incontro di una pluralità di modalità espressive (verbale, sonora e visiva). Ma il grado di articolazione legato ad esso non si esaurisce in ciò. Il prodotto cinematografico nasce anche grazie alla sinergia di numerose figure professionali (regista, sceneggiatore, scenografo, ecc.), chiamate a condividere le proprie competenze, prospettive critiche ed immaginari (McDonald 2001: 8-9).
Un singolo film, infatti, corrisponde al prodotto dell’incontro di una pluralità di modalità espressive (verbale, sonora e visiva). Ma il grado di articolazione legato ad esso non si esaurisce in ciò. Il prodotto cinematografico nasce anche grazie alla sinergia di numerose figure professionali (regista, sceneggiatore, scenografo, ecc.), chiamate a condividere le proprie competenze, prospettive critiche ed immaginari (McDonald 2001: 8-9). Il contatto tra individuo e pellicola, che qui si esplica, stimola lo spettatore a riflettere sia sull’universo di significati trasmesso dal particolare film visionato, sia su come questo si rapporti all’esperienza di vita personale (Casetti e Malavasi 2003). Se tale riflessione prende corpo, il cinema, da spazio di mero consumo passivo, diventa paesaggio di crescita individuale e terreno di confronto di idee: lo spettatore, attivo, avrà la possibilità di valicare le proprie frontiere ideologiche e mettere in discussione prospettive diverse, condividendo anche, in un secondo momento, le sue riflessioni critiche con il resto del pubblico. Si prospetta, così, l’opportunità di accedere ad un ulteriore piano di confine, perché nella dimensione del dibattito l’individuo amplierà inevitabilmente i propri orizzonti, mosso dall’interesse di comprendere il pensiero altrui. Il confronto potrà essere di natura orizzontale, nel caso in cui gli interlocutori siano per la totalità esperti della materia o semplici utenti occasionali; verticale, se solo alcuni degli attori della discussione abbiano una formazione specifica sul tema. Ambo le ipotesi, comunque, garantiranno la crescita personale del partecipante.