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Fiume

    Ludovica Lancerotto
    Francesca Ravenna

    Il fiume [lat. flúmen, der. di fluère «scorrere»] è una massa d’acqua perenne con portata più o meno costante che, per l’impulso della gravità, fluisce dalla sorgente verso il mare orientando percorsi di vita e traiettorie di sviluppo. Fin dall’antichità, i corsi d’acqua, venerati come luoghi fecondi e prosperosi, hanno assunto un valore quasi sacrale, poiché ritenuti ambiente ideale per lo stanziamento di nuove civiltà. Nel VII sec a.C., infatti, il filosofo Talete di Mileto aveva definito l’acqua come “principio di tutte le cose”, simbolo di fertilità e vita (Angelini 2012: 15-17). Se si considera il fiume come paesaggio di confine, è possibile elaborarne una definizione attraverso i concetti di separazione e relazione, dal momento che i corsi d’acqua costituiscono linee di demarcazione naturali e identitarie.
    Ci sono fiumi che attraversano internamente un’unica civiltà tanto da diventarne parte integrante e costitutiva, ma ve ne sono altri che separano due entità antropologiche e geografiche indipendenti, intrecciandosi con le vicende delle città che bagnano. Per tali ragioni, le sponde rappresentano, al tempo stesso, linee di divisione e canali di comunicazione.
    Un forte legame unisce Roma al Tevere, a tal punto che, la storia del fiume si intreccia con il mito della fondazione della città. Personificato come un padre e un dio, il Tevere salvò Romolo e Remo dimenticati alla sua corrente per depositarli sulla riva, dove la lupa li allattò (Cesarani 2005: 627). Secondo la tradizione iconografica delle personificazioni fluviali, il Tevere è rappresentato come una figura imponente dalla lunga barba, appoggiato con accanto i suoi attributi – un remo, una cornucopia e i due gemelli allattati dalla lupa (Lazzaro 2011: 72). Luogo di trasmissione di storie, credenze e pratiche educative, il fiume è in grado di essere via tumultuosa ed impetuosa e, causa delle numerose esondazioni, Roma, a seguito della disastrosa alluvione del 1870, ha finito per arginarlo con i muraglioni, costringendolo in una dimensione parallela sommersa rispetto alla città (Gisotti 2018: 17). Le relazioni che si instaurano tra esseri umani e fiumi sono però di fondamentale importanza per la valutazione e l’implementazione dei flussi ambientali, ovvero “la quantità, i tempi e la qualità dei flussi e dei livelli di acqua dolce necessari per sostenere gli ecosistemi acquatici che supportano le culture umane” (Anderson 2019: 3). I fiumi mediano connessioni sociali attraverso sistemi di credenze, identità culturali, istituzioni e conoscenza e, chi vi si relaziona, ne vive pratiche ed esperienze. L’essere umano ha dentro di sé acqua che scorre e, nel destino di un fiume, vi si rispecchia la sua sostanza più intima, aldilà dei confini.