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Seam

    Paola Signori

    1. Nella lingua inglese il termine seam significa cucitura. Quest’ultima, a sua volta, indica la congiunzione di due parti complementari; un termine tecnico spesso utilizzato in ambito sartoriale e che, apparentemente, non ha legame con il concetto di confine generalmente associato all’immagine di limite, termine, pietra, steccato che delimita una proprietà.
    2. Linea costruita naturalmente oppure artificialmente per delimitare un territorio, una proprietà o la sovranità di uno Stato.

    Nel corso della storia, l’idea di confine è cambiata in base al significato che le è stato attribuito; questa relatività permette di prendere le distanze dalla comune e radicata accezione di confine come separazione e ripensarlo come soglia e cucitura.

    La soglia non è luogo che divide, ma spazio che “cuce” e colma fratture esistite troppo a lungo.

    I confini possono continuare ad essere linee di demarcazione, oppure diventare seam: occasioni di rimarginare ferite, luoghi intermedi, neutrali che raccontano un vissuto e mescolano le identità, spazi che finalmente collegano e uniscono.

    All’interno del testo Traduzione e Scrittura di Johann Drumbl, edito a Milano nel 2003, lo scrittore e linguista offre una chiave di lettura per concepire il confine come cucitura: la soglia non è altro che il confine visto nella prospettiva dinamica del suo superamento (Drumbl 2003). In quest’ottica, la cultura diviene lo strumento indispensabile per attuare una strategia di avvicinamento tra identità e tradizioni distanti.

    L’istituzione musale “MOTS – Museum On The Seam” presso Gerusalemme è un esempio efficace di questo diverso modo di pensare il confine: porta con sé un forte messaggio simbolico poiché nasce, nel 1999, per cucire una ferita, ricollegare quanto è stato spezzato lungo quel confine che dal 1948 fino alla conquista israeliana di Gerusalemme Est, avvenuta con la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, ha diviso Israele e Giordania.

    Il MOTS è un edificio al margine, un ex avamposto militare che sorge sulla linea di demarcazione geografica e sociale tra ebrei e arabi, separando Gerusalemme Ovest da Gerusalemme Est. Si trova sul confine che divide due versanti della città politicamente contrapposti e in prossimità di uno dei quartieri più religiosi di Gerusalemme, il quartiere di Mea Shearim. Il museo, attraverso mostre ed esibizioni di artisti contemporanei, affronta importanti tematiche che coinvolgono Gerusalemme: diritti umani, memoria, ansia emotiva, relazione tra spazio personale e pubblico.

    Coesistere è la missione identificativa del museo, valorizzare le diversità, accettare l’altro, superare i confini nazionali, sociali e culturali. In questo modo il MOTS si configura come spazio ricco di storia e memoria, ma soprattutto come luogo neutro in cui l’arte diventa linguaggio universale.

    Bibliografia

    Cucitura, in Treccani.it – Vocabolario Treccani Online, Istituto dell’Enciclopedia Italiana

    Drumbl J., “La cultura che unisce e che separa”, in Traduzione e Scrittura, LED Edizioni Universitarie, Milano, 2003, pp. 17-27.

    Irti N., Confine, in Treccani.it – Enciclopedie online, Istituto dell’Enciclopedia Italiana