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Time Scapes

PAESAGGI E CONFINI DELLA MEMORIA

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Time Scapes è il risultato di una convergenza di buoni propositi e di entusiasmo. Nasce da un gruppo di persone. Le cito in particolare Stefano Scialotti, Giovanna Mori e Antonella Sbrilli, che con me hanno pensato di portare nel progetto Paesaggi di confine, una riflessione specifica sul tema della memoria, sul tema della memoria. Voglio dire meglio del ricordo, del ricordo in generale, ma soprattutto delle persone più anziane che hanno desiderio di condividere le esperienze passate e di trasformarle in un patrimonio comune.

Time Scapes ovviamente, è anche un laboratorio e un contesto di sperimentazione. Perché lavorare sulla memoria significa ragionare su modelli diversi di narrazione e anche su una sovrapposizione temporale che è quella costante tra il presente e il passato e che ci permette di attualizzare ricordi anche remoti. È stata un’esperienza sorprendente. Devo dire che la collaborazione con soggetti esterni, le case di riposo e le residenze per anziani.

La Comunità di Sant’Egidio, che ha una particolare attenzione nei confronti degli anziani e che molto fa anche per incoraggiare la sensibilità pubblica verso i bisogni degli anziani. Ecco, tutte queste realtà ci hanno permesso di scoprire anche dei modi di vivere e di attraversare i confini e i paesaggi del tempo assolutamente sconosciuti. Gran parte di noi abbiamo scoperto gli viaggi che camminano.

Per esempio, abbiamo scoperto i segreti di una vecchiaia lucida, straordinariamente felice, anche serena, persino fiduciosa nel futuro. Posso dire con persone di profondità, di ricchezza veramente eccezionali, che c’è anche un magazzino di documentazione, di materiali, di materiali, video, documentari. Possiamo anche definirli dei micro-documentari che registrano i racconti delle persone che abbiamo incontrato in questo. Ancora una volta l’incontro tra l’università e la comunità dei professionisti dei cittadini, di chi sta intorno a noi è stato fruttuoso e fondamentale.

La collaborazione con Dinamo Lab ci ha permesso proprio di registrare i racconti degli anziani che ci hanno fatto in regalo, il dono dei loro ricordi e soprattutto di costruire intorno a questi ricordi delle narrazioni efficaci. Perché, naturalmente, la elaborazione della memoria e del racconto personale può essere resa più efficace e più attrattiva, più comunicativa, proprio grazie all’ausilio dell’arte e di una documentazione sapiente quale è quella del cinema.

Perché il tema del ricordo in realtà, e della narrazione del ricordo è un tema che riguarda tutte le età. Sulla narrazione, in particolare, io spero che si possa lavorare anche di più e anche meglio. Ovviamente si spera sempre di migliorare, perché ricordiamo un fatto il ricordo è una modalità di ripresa, interazione delle identità e delle esperienze. Noi raccontiamo, entriamo per dare senso alle nostre esperienze, alle nostre vite.

Lo facciamo nel tempo ridotto di una giornata e nel tempo lungo di una vita. Noi trasformiamo in un racconto tutto quello che viviamo e grazie a questa nostra capacità di raccontare riusciamo anche a superare le difficoltà, i traumi delle nostre stesse vite. Soprattutto il racconto è la modalità che ci permette di condividere le nostre esperienze con gli altri anche a distanza di tempo.

Quindi Time Scapes lavora sulle memorie, lavora sui ricordi come patrimonio, ma lavora molto anche sulle modalità di espressione di questi ricordi e sulle modalità di condivisione di questo patrimonio.

Video-racconti di ricordi, memorie di anni, parole, oggetti,
immagini per un paesaggio comune del tempo.

L’iniziativa è promossa dal Dipartimento di Storia, Antropologia, Religioni, Arte e Spettacolo (SARAS) di Sapienza Università di Roma e dall’Associazione Dinamolab, in collaborazione con la Comunità di Sant’Egidio e il Centro Anziani San Lorenzo, nel quadro del progetto di Terza Missione “Paesaggi di Confine”, incentrato sul tema del confine fisico e culturale e sulla molteplicità delle narrazioni e dei significati che i singoli e le comunità possono elaborare rispetto agli ambienti di vita. Il progetto nasce dall’impegno di un gruppo di studiosi e ricercatori (storici dell’arte, storici, antropologi, storici delle religioni, esperti di cinema e teatro) interessati a comprendere il meccanismo del confine come dispositivo culturale che può “funzionare” – in termini socio-culturali e identitari – quale dimensione di limite o di attraversamento. In questa dicotomia, un ruolo decisivo assume il processo narrativo, ovvero il modo in cui ciascun individuo e ciascuna comunità interpretano la propria esperienza nella diversità, dandole significato.

L’approccio multidisciplinare del progetto Sapienza si conferma nella ricchezza del partenariato che lo compone, comprendente musei, luoghi della cultura, associazioni del terzo settore e numerose scuole. La prospettiva scientifica, ispirata ai cosiddetti “border studies”, si accompagna ad esperienze sul campo, che attraverso incontri con le comunità, laboratori didattici, dibattiti, seminari di formazione e tirocini svolti da studenti universitari, puntano ad incoraggiare la sensibilità e la partecipazione dei cittadini verso le urgenze dell’inclusione e della sostenibilità. 

Irene Baldriga è professore associato presso l’Università Sapienza di Roma, dove insegna Museologia e Didattica del Museo.

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Uno dei risultati più interessanti e commoventi di questo progetto è stato l’incontro con gli anziani. Noi tenevamo moltissimo sin dall’inizio a favorire l’incontro intergenerazionale tra i patrimoni che noi vogliamo preservare e valorizzare. C’è il grande patrimonio delle memorie, delle esperienze dei nostri anziani che vivono spesso in un paesaggio di confine che è un paesaggio, purtroppo di isolamento, di difficile comunicazione, a volte anche aggravata da condizioni non semplici e anche da un sostanziale disinteresse della comunità della società nei loro confronti.

Quindi attraversare questo paesaggio di confine, Questa dimensione degli anziani è stato importantissimo e ha generato, soprattutto nei nostri studenti, molta, non solo curiosità e attenzione, ma veramente una grande emozione. Importante è che gli anziani abbiano accolto questa nostra richiesta, peraltro favorita da centri di accoglienza e centri di residenza per gli anziani. E qui è il caso veramente di ricordare e ringraziare la Comunità di Sant’Egidio.

Tra le altre realtà che ci hanno accolto. E gli anziani stessi hanno scelto i loro ricordi, hanno deciso di condividerli nella piena consapevolezza che sarebbero stati come dire utilizzati per costituire una sorta di patrimonio altro, di patrimonio sospeso tra il passato e il presente, ma destinato veramente a far fiorire un diverso futuro che è quello appunto del dialogo, dell’ascolto, del ragionamento e della riflessione sull’esperienza umana.

Paesaggi di confine valorizza soprattutto il nostro essere umani in una condizione sociale complessa qual è la nostra, che ha bisogno di pace e di democrazia.

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